A Vico del Gargano da Calenella

  

Ci si porta a Peschici -Torre M. Pucci - Stazione di Calinella dove sulla sinistra, a fine piana, si stacca una piccola strada asfaltata interpoderale (prudenza) che dopo un tratto pianeggiante, località Scaramuüzi (al piccolo bivio continuare diritti superando la strada sulla destra), comincia a salire con curve e tornanti fino a Vico del Gargano. Tutto il percorso, in modo particolare la parte iniziale, si snoda attraverso olivi più che centenari. Vico da Vicus (445 m) è un'antica città, sorta su insediamenti preistorici, posta in cima ad un promontorio roccioso che domina il mare e l'interno. Deve il suo nome agli Schiavoni chiamati da Ottone I  verso il 900 d.C. Famiglie illustri e potenti la dominarono per secoli. Nell'XI secolo i Normanni costruirono il primo Castello, a difesa/guardia di un piccolo nucleo abitato, che nel 1200, per volontà di Federico di Svevia, fu ampliato e potenziato e divenne sede, oltre che militare, politica e amministrativa favorendo, così la crescita di Vicus. È una cittadina ricca di storia e antica cultura. Nel corso di tutto l'anno innumerevoli e anche di ottimo livello, sono le manifestazioni musicali, teatrali, letterarie, artistiche che vengono proposte. La ricerca archeologica ha trovato, qui, innumerevoli cultori attenti e impegnati e molte sono le pubblicazioni, qui curate e stampate, che riguardano il passato anche molto lontano. Le tradizioni sono vive e partecipate come: la processione di S. Rocco, quella del Carmine o quella di S. Michele che percorre il vecchio tratturo che portava al mare nel corso della quale si rinnova l'usanza della raccolta delle pietre (ancestrale memoria di quando si tenevano puliti i sentieri?).
È molto sentita la tradizione dei presepi o dei fuochi, grandi falò che in particolari occasioni illuminano la notte, come quello dei Morti o dei Frati Cappuccini - il carnevale -la sagra della castagna, la sagra dell'olio, da sempre coltura primaria. Il 14 febbraio di ogni anno, nel giorno degli innamorati, si svolge a Vico, addobbata d'arance, l'importante "sagra" di S. Valentino, martire Romano del 200 - 300 d.C., che dal 1000 è il patrono della città e il protettore degli aranceti che per secoli furono ricchezza per queste terre. Questa "festa" si identifica in tre momenti, solo apparentemente diversi; culto religioso-agricoltura-amore, in quanto sono fusi, in realtà, in un unico modo di sentire. Moltissimi sono i giovani che qui accorrono in cerca dell'anima gemella; si pensa che mangiando le arance o il succo, filtro d'amore, possano nascere i "fiori d'arancio", da sempre in tutto il mondo, simbolo di grande gioia e di vita. Pochi sono gli innamorati che sanno che qui, fra bosco e mare, nella Chiesa Matrice si trovano le reliquie di S. Valentino, il loro Santo, che l'imperatore romano Claudio II, detto il Gorico, torturò e uccise per aver nascosto e protetto una giovane coppia di innamorati cristiani.

Gli agrumeti di Vico - S. Menaio - Rodi, erano dal 1500 fino a metà del nostro secolo, famosi per i frutti colorati e particolarmente saporiti che venivano esportati fino nelle lontane Americhe; speriamo che questa coltura, che per secoli fu ricchezza per queste genti, riprenda il suo giusto posto con sicuri vantaggi agricoli e turistici.

          Il merito di molte iniziative, che tendono tutte a migliorare la vita di Vico e di tutto il Gargano, è del Gruppo Archeologico Garganico: S. Ferri che, composto da volontari, qui ha la sua sede. Grande importanza, per la storia del passato e per la cultura tutta, l'ha la Biblioteca Civica ricca di volumi e documenti antichi. Ad ulteriore conferma dei fermenti che percorrono questa cittadina si ricorda che a Vico ha la sua sede "il Gargano nuovo" giornale libero, attento, lungimirante, che da molti anni si batte per un futuro migliore, non dimenticando il passato, in termini economici-sociali-ambientali. Vico era anche famosa per la lavorazione del ferro battuto di cui rimangono notevoli e pregevoli testimonianze. Interessante è il centro storico con le sue strade, le vecchie case, i resti delle mura e delle torri, il Castello, le Chiese, il Museo Trappeto 

Tradizioni agricole con la sua pressa in legno del 1317 che serviva per estrarre l'olio dalle olive. Da visitare il Convento dei Cappuccini con il secolare leccio e l'antica "niviera", S. Pietro, il primo cimitero in Puglia fuori le mura, del 1700, le chiesuole nelle campagne, Monte Tabor con la sua importante necropoli del 5/600 a.C., il "cutino" di Mannarella sulla strada per Ischitella. Il bosco di Vico è da sempre la famosa Foresta Umbra e la spiaggia di S. Menalo che, liberata finalmente da un traffico caotico,  restauro di vecchie e storiche case - ristrutturazione di alberghi - un piano di recupero territoriale e ambientale, sta ritornando ai vecchi splendori. Numerosi e belli i percorsi di rientro: tra Vico e S. Menalo o tra Vico - Foresta - Mandrione o tra Vico -  Ischitella - Rodi - S. Menaio.